Martedì 11 febbraio – Beata Vergine Maria di Lourdes

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GIORNATA MONDIALE DEL MALATO – “Con Cristo tutto ha senso”

L’uomo è chiamato alla gioia e a una vita felice, ma quotidianamente sperimenta  molte forme di dolore e la malattia è l’espressione più frequente e più comune della sofferenza umana.

Dinanzi a ciò viene spontaneo chiedersi: Perché e per che cosa soffriamo? Può essere positiva l’esperienza del dolore fisico o morale?

Ognuno di noi si sarà posto, più di una volta, questi interrogativi, dal letto di dolore, durante la convalescenza, prima di sottoporsi a un intervento chirurgico o quando ha visto soffrire una persona cara.

Per i cristiani non sono interrogativi senza risposta.

Il dolore è un mistero, molte volte imperscrutabile alla ragione. Fa parte del mistero della persona umana, che si chiarisce solo in Gesù Cristo, che è Colui che svela all’uomo la propria identità e il senso di tutto l’umano.

«Cristo non risponde direttamente a questo interrogativo umano circa il senso della sofferenza. L’uomo ode la sua risposta salvifica man mano che egli stesso diventa partecipe delle sofferenze di Cristo. La risposta che giunge mediante tale partecipazione è una chiamata: “Seguimi”. Vieni! Prendi parte con la tua sofferenza a quest’opera di salvezza del mondo, che si compie per mezzo della mia sofferenza! Per mezzo della mia croce» (Lettera Apostolica “Salvifici doloris”).

Perciò, davanti all’enigma del dolore, noi cristiani possiamo dire con decisione «Signore, sia fatta la tua volontà».

La grandezza e la dignità dell’uomo consistono nell’essere figlio di Dio e nell’essere chiamato a vivere in intima unione con Cristo. Questa partecipazione alla sua vita comporta la condivisione del dolore.

Quando Cristo annuncia ai suoi discepoli che il Figlio dell’Uomo dovrà soffrire molto, essere crocifisso e risorgere il terzo giorno, avverte anche che se qualcuno vuole andare dietro di Lui, deve rinnegare se stesso, prendere la propria croce e seguirlo. Esiste, quindi, un’intima relazione fra la Croce di Gesù – simbolo del supremo dolore e prezzo della nostra vera libertà – e i nostri dolori, le sofferenze, le afflizioni, le pene e i tormenti che possono gravare sulla nostra anima o mettere radici nel nostro corpo.

La sofferenza si trasforma e si sublima quando si è consapevoli della vicinanza e della solidarietà di Dio in quei momenti.

Colui che soffre con questi sentimenti non è un peso per gli altri, ma contribuisce alla salvezza di tutti con la propria sofferenza. Così considerati, il dolore, l’infermità e i momenti bui dell’esistenza umana acquistano una dimensione profonda e apportatrice di speranza.

Non si è mai soli davanti al mistero della sofferenza: si è con Cristo, che dà senso a tutta la vita, ai momenti di gioia e di pace così come ai momenti di afflizione e di dolore.

Con Cristo tutto ha senso, comprese la sofferenza e la morte; senza di Lui, niente può essere spiegato appieno, neanche i legittimi piaceri che Dio ha associato ai diversi momenti dell’esistenza umana.

Non abbiate paura di permettere a Gesů di usare la vostra malattia come una grazia speciale per avvicinarvi a lui in una sempre piů profonda conversione della mente e del cuore. Attraverso la vostra debolezza, egli vi aiuterà a crescere nella saggezza, nel discernimento spirituale e nella comprensione!

Al di sopra di tutto, siate fiduciosi che uniti a Cristo, le vostre sofferenze porteranno con sé un ricco frutto spirituale per il bene della Chiesa e del mondo intero!

Le nostre preghiere, le nostre sofferenze e il bene che noi compiamo influiscono sull’intero Corpo Mistico di Cristo e possono produrre il bene in un modo che noi non potremo mai sapere. Questo è il mistero che ha fatto esclamare a San Paolo: “Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1, 24).

La Chiesa proclama la sua fede in Gesů Cristo non solo con la sua predicazione ed i suoi sacramenti ma anche attraverso la vita dei suoi membri che soffrono.

Nella vostra fedele testimonianza del potere della Croce, siete la prova vivente che “né morte, né vita, né angeli, né principati, né presente, né avvenire, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesů, nostro Signore” (Rm 8, 38-39).

Giovanni Paolo II