Vivere il mistero della presenza di Dio nella Messa

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“Il Signore si fa presente per davvero!”

Il Signore parla al suo Popolo in tanti modi: attraverso i profeti, i sacerdoti, la Sacra Scrittura.

Ma con le teofanie (manifestazioni) parla in un’altra maniera, diversa dalla Parola: è un’altra presenza, più vicina, senza mediazione. E’ la Sua presenza.

Questo  succede nella celebrazione liturgica.

La celebrazione liturgica non è un atto sociale, un buon atto sociale; non è una riunione dei credenti per pregare assieme. E’ un’altra cosa.

Nella liturgia, Dio è presente, ma è una presenza più vicina.

Nella Messa, infatti, la presenza del Signore è reale, proprio reale.

Quando noi celebriamo la Messa, noi non facciamo una rappresentazione dell’Ultima Cena: no, non è una rappresentazione. E’ un’altra cosa: è proprio l’Ultima Cena. E’ proprio vivere un’altra volta la Passione e la morte redentrice del Signore.

E’ una teofania: il Signore si fa presente sull’altare per essere offerto al Padre per la salvezza del mondo.

Noi sentiamo o diciamo: “Ma, io non posso, adesso, devo andare a Messa, devo andare a sentire Messa”. La Messa non si ‘sente’, si partecipa, e si partecipa in questa teofania, in questo mistero della presenza del Signore tra noi.
Il presepe, la Via Crucis, sono rappresentazioni.

La Messa, invece, è una commemorazione reale, cioè è una teofania: Dio si avvicina ed è con noi, e noi partecipiamo al mistero della Redenzione.

Purtroppo tante volte guardiamo l’orologio a Messa, “contiamo i minuti”: non è l’atteggiamento proprio che ci chiede la liturgia; la liturgia è tempo di Dio e spazio di Dio, e noi dobbiamo metterci lì, nel tempo di Dio, nello spazio di Dio e non guardare l’orologio.
La liturgia è entrare nel mistero di Dio, lasciarsi portare al mistero ed essere nel mistero.

Per esempio, io sono sicuro che tutti voi venite qui per entrare nel mistero. Però, forse qualcuno dice: ‘Ah, io devo andare a Messa a Santa Marta perché nella gita turistica di Roma c’è in programma di andare a visitare il Papa a Santa Marta alla mattina’.

E’ un posto turistico, è una scelta turistica, no?

Tutti voi venite qui, noi ci riuniamo qui invece per entrare nel mistero: è questa la liturgia. E’ il tempo di Dio, è lo spazio di Dio, è la nube di Dio che ci avvolge tutti.

Ricordo che da bambino, durante la preparazione alla Prima Comunione, c’era un canto che indicava come l’altare fosse custodito dagli angeli per dare “il senso della gloria di Dio, dello spazio di Dio, del tempo di Dio”. E quando, durante le prove, si portavano le ostie, dicevano ai bambini: “Guardate che queste non sono quelle che voi riceverete: queste non valgono niente, perché ci sarà la consacrazione!”.

Celebrare la liturgia è avere questa disponibilità ad entrare nel mistero di Dio, nel suo spazio, nel suo tempo, e affidarsi a questo mistero.
Ci farà bene chiedere al Signore che dia a tutti noi questo ‘senso del sacro’, questo senso che ci fa capire che una cosa è pregare a casa, pregare in chiesa, pregare il Rosario, pregare tante belle preghiere, fare la Via Crucis, tante cose belle, leggere la Bibbia … e un’altra cosa è la celebrazione eucaristica.

Nella celebrazione entriamo nel mistero di Dio, in quella strada che noi non possiamo controllare: soltanto è Lui l’Unico, Lui la gloria, Lui è il potere, Lui è tutto.

Chiediamo questa grazia: che il Signore ci insegni ad entrare nel mistero di Dio.

 

Dall’omelia di Papa Francesco in Santa Marta