La situazione è occasione

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Per il progresso e la gioia della vostra fede

La proposta pastorale dell’Arcivescovo rivolta ai fedeli dell’Arcidiocesi per l’anno 2019-2020 è diversa dalle consuete Lettere pastorali: il perché di questa scelta lo spiega lo stesso Arcivescovo.

Per quale motivo la proposta pastorale di quest’anno assume la forma di sei lettere per altrettanti tempi liturgici? Il motivo è l’intuizione, che peraltro è iscritta da sempre nella vita della Chiesa, che il vero percorso pastorale sia quello segnato dai tempi liturgici e che, quindi, è più opportuno interpretare ciò che ogni tempo ci suggerisce, rispetto al sovrapporre una tematica complessiva che copra tutto l’anno.

Ci sono anche per noi, nel nostro mondo, situazioni che si rivelano occasioni provvidenziali? Questo è proprio il senso del kairòs, dell’occasione e, cioè, che ogni situazione, di per sé, possa essere un’occasione. Occasione perché lo Spirito di Dio opera nella vicenda umana risvegliando il desiderio della salvezza, l’intraprendenza per costruire il bene e il rammarico per il male. È lo Spirito che trasfigura una situazione – da qualcosa di determinato, di condizionante e da subire – in occasione, ossia in un contesto nel quale la libertà può esprimersi, l’amore può essere fecondo, la cura per il Vangelo può trasformarsi in iniziativa, in proposta, in annuncio.

Come convincere i nostri contemporanei che, davvero, la gloria di Dio riempie la terra – il suo motto episcopale è anche il punto di partenza dello scritto -, nonostante le tante ingiustizie che attraversano il mondo? L’espressione «La terra è piena della gloria di Dio» non è una descrizione, come quella di chi narra il bene che esiste: è, invece, la chiamata a una responsabilità. La gloria del Signore non è una sorta di “parola magica” che sistema tutto e che, quindi, crea un mondo di fiaba in cui tutto va bene. La gloria del Signore riempie la terra perché lo Spirito di Dio abita in tutti i cuori, in tutte le persone, ed è tale amore che rende capaci di amare. È questo che voglio dire con l’espressione «la gloria di Dio riempie la terra».

Lei sottolinea che il rinnovo dei Consigli pastorali e degli Affari economici va vissuto in prospettiva missionaria. Nel prossimo anno ci saranno anche le riflessioni sul rinnovamento della vita degli Oratori e la struttura del Decanato. In quale luce unitaria affrontare questi appuntamenti? A seconda dei tempi liturgici, ho cercato di indicare qualche applicazione o di richiamare qualche bisogno di correzione in ciò che normalmente facciamo. Quello che mi sembra offra un’unitarietà è la fiducia nella possibilità di vivere anche gli adempimenti, diciamo istituzionali, a servizio dell’annuncio del Vangelo. Il rinnovo dei Consigli pastorali e la riflessione sull’oratorio deve essere inteso a servizio dell’evangelizzazione, cioè di una buona notizia che rende la terra abitabile e rivela che la gloria di Dio la riempie.

Il 7 luglio di due anni fa veniva annunciata la sua nomina ad Arcivescovo di Milano. Se dovesse dire una parola di sintesi come bilancio di questi 24 mesi, cosa direbbe? Ne direi tre: ammirazione per questa Chiesa ambrosiana, per coloro che la servono e per il bene che si fa da parte di molti; la mia impressione di dover ancora imparare a fare l’Arcivescovo di Milano e la gratitudine per i miei collaboratori.

 

Don Massimo