Buone notizie: la missione continua

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Nella scorsa settimana è stato convocato il Consiglio Pastorale della nostra Comunità.

All’Ordine del Giorno c’era la presentazione del Nuovo Direttorio della nostra Diocesi sulle Comunità Pastorali, ma soprattutto una condivisione e una rilettura del cammino della nostra Comunità Pastorale “Maria Madre della Chiesa” alla luce di queste ultime indicazioni della nostra Chiesa Ambrosiana.

Anzitutto è stata sottolineata la visione profetica del Cardinal C.M.Martini (già dal 1994) nell’invitare ogni Parrocchia (ogni battezzato, potremmo dire), alla luce del Concilio Vaticano II, a vivere una pastorale d’insieme. Solo nel 2004 le “Unità Pastorali” verranno menzionate per la prima volta in un documento della Chiesa universale (Apostolorum successores, del 22 febbraio 2004).

Ecco il nascere delle Unità di Pastorale (magari all’inizio solo affidate ad un prete giovane che seguiva più oratori in diverse parrocchie) e poi, nel cammino di discernimento (sempre condotti dall’ascolto della Parola e dallo Spirito e non solo dalla organizzazione pastorale) l’istituzione nella Chiesa Ambrosiana delle Comunità Pastorali con il Cardinal Tettamanzi. Una rotta di un cammino confermato, sostenuto e rilanciato dai successivi Arcivescovi Scola e Delpini.

Questa scelta rinnovata di “pastorale d’insieme” non nasce per la diminuzione dei Preti ma da una esigenza oggi di far emergere sempre più in ogni battezzato nella Chiesa il suo “essere pietra viva” di una comunità dalla quale non solo usufruisce di un bene spirituale per la vita ma nella quale è soggetto attivo di evangelizzazione e di carità. Ecco la prima finalità della Comunità pastorale: un evangelico e autentico slancio missionario, in un mondo che cambia.

Non per nulla, dal Convegno di Firenze (2015) della Chiesa italiana, il Papa ha affidato una semplice parola che diventa programma di vita: conversione pastorale.

Il Direttorio insiste perché i preti vivano maggiormente la fraternità e la prossimità a tutti nel ‘territorio esistenziale’ che non è più quello legato unicamente alla Parrocchia di appartenenza e viene sollecitato l’invito per i laici a giocarsi in forme di ministerialità nella Comunità.

Nei vari interventi, i consiglieri hanno evidenziato i passi fatti (magari non sempre facili e forse compresi da tutti) da quando le parrocchie sono diventate Comunità Pastorale e come, superate le fatiche iniziali, hanno capito il dono di mettere in comune i talenti propri di ciascuna realtà.

Nel prossimo autunno, in tutta la Diocesi, si rinnoverà il Consiglio Pastorale. Ci aspetta, nei prossimi mesi, un cammino prezioso e importante di sensibilizzazione e di preparazione a questo “momento” di Chiesa.

La proposta Essere Chiesa oggi (con vari momenti e incontri significativi) vuole essere un aiuto.

Così pure, nel Consiglio prossimo, il 28 febbraio, il riprendere il Progetto Pastorale invitando a partecipare coloro che hanno dato la disponibilità a settembre di far parte di qualche gruppo (“Mi metto in gioco”).

Si cercherà così di focalizzare il lavoro fatto finora e come poterlo migliorare, di far emergere quanto ancora resta da fare per consegnare ai membri del Nuovo Consiglio Pastorale una traccia utile per il prossimo mandato.

Mi piace concludere con una immagine, che troviamo proprio nella introduzione a questo documento, dove l’arcivescovo Delpini nella omelia della IV domenica di Avvento (nel Rito Ambrosiano: ingresso di Gesù a Gerusalemme) dice:

“Abbiamo intuito che prendersi cura insieme della testimonianza e dell’annuncio del Vangelo è necessario, abbiamo intuito che la Comunità pastorale è uno strumento più adatto di altri, un asino che può servire al re mite per entrare nella sua città”.

Con la prossima Quaresima avremo modo di metterci tutti in discussione sul nostro essere Comunità, o meglio, sul nostro Essere Chiesa oggi, in un mondo che cambia (se non già cambiato rispetto a 10, 20 o 30 anni fa).

Don Massimo