Non avere paura

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L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.” (Lc 1,26) Perché, quando appare l’altro, abbiamo paura? Perché, quando appare uno straniero, abbiamo paura?

Tomas Halik, teologo contemporaneo cecoslovacco, propone di non confondere tre concetti che indicano tre fenomeni diversi tra loro: la paura (una paura concreta per qualcosa o per qualcuno), l’angoscia (una afflizione interiore priva di cause esterne evidenti), e il timore (un profondo rispetto per ciò che è sacro , incomprensibile e non manipolabile)”.

Gli illuministi collegavano la religione alla paura. Ci sono state nella storia forme di religione patologiche. Se guardiamo la storia della paura, noi cristiani dobbiamo essere molto umili: non dimentichiamo che la Chiesa cattolica purtroppo ha talvolta anch’essa tragicamente mescolato i suoi valori e al posto di un “sacro timore” ha insegnato la paura. Ma il fenomeno religioso è qualcosa di completamente diverso dalla paura e dall’angoscia, e si tratta del “timore”. La scomparsa del timore di Dio sta sempre più aprendo la strada alla paura e all’angoscia. La paura non consente di guardare con lungimiranza in avanti, ma proietta sul nostro presente e sul nostro futuro le angosce del nostro passato. “La paura ha gli occhi grandi” dice un proverbio e quando con questi occhi guardiamo i “diversi”, spesso nella nostra mente (e non di rado anche nel reale) fabbrichiamo dei nemici; frequente, poi, vediamo nemici anche dove non ci sono. “Perché avete paura? Non avete ancora fede?” (Mc 4,40).

Marina Marcolini, scrittrice, commentando la narrazione biblica di Adamo ed Eva scrive: “Un giorno Dio, sempre così creativo, originale, spiazzante nelle sue proposte, rovescerà in questo modo la questione: l’uomo e la donna non si sono fidati di Dio? Ebbene, Dio si fiderà di loro, inventandosi l’incarnazione. Si fiderà a tal punto da consegnarsi nelle loro mani inerme, vulnerabile, bisognoso e incapace di tutto, un bimbetto che piange. Si fida, e la ragazzina dice sì e impara a fare la madre. E Giuseppe, l’uomo innamorato e ferito da dubbi, si fida e si mette a servizio di quei due, con le sue mani callose e con i suoi sogni”.

Nel suo testamento, un prete operaio della diocesi di Milano, don Cesare Sommariva, ha lasciato queste semplici grandi regole: “A conclusione di tutto” scrive “possiamo porre le tre leggi dell’umano educare: non avere paura, non far paura, liberare dalla paura. Quello che conta è una relazione nuova, in cui non ci sia nulla che possa avere a che fare con la paura”.

Don Luigi