Carissimo popolo di Dio che vive a Cassina de’ Pecchi,
Ci ricorda papa Francesco nell’enciclica “Laudato sì” al n° 189: “La politica non deve sottomettersi all’economia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficientista della tecnocrazia. Oggi, pensando al bene comune, abbiamo bisogno in modo ineludibile che la politica e l’economia, in dialogo, si pongano decisamente al servizio della vita, specialmente della vita umana. Il salvataggio ad ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e riformare l’intero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi dopo una lunga, costosa e apparente cura”
Papa Francesco, alcuni anni fa, avanzava un’analisi economica, criticando le teorie della ricaduta favorevole, per cui la crescita economica, favorita dal libero mercato produrrebbe di per sé stessa una maggiore equità e inclusione sociale. Un’opinione che non è mai stata confermata dai fatti e che esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante. Nel frattempo, gli esclusi continuano ad aspettare.
Nelle parole pronunciate a Isernia nel 2014, papa Francesco svela il significato dell’Anno giubilare indetto da S. Celestino V durante il quale “sarà spalancata per tutti la porta della divina misericordia”: non si tratta di una fuga dalla realtà ma è “la risposta che viene dal Vangelo”. “È la profezia di un mondo nuovo: misericordia è profezia di un mondo nuovo in cui i beni della terra e del lavoro siano equamente distribuiti e nessuno sia privo del necessario, perché la solidarietà e la condivisione sono la conseguenza concreta della fraternità. L’amore come forza di purificazione delle coscienze, forza di un rinnovamento dei rapporti sociali, forza di progettazione per un’economia diversa, che pone al centro la persona, il lavoro, la famiglia, piuttosto che il denaro e il profitto”.
Se la crisi è sistemica, non ci sono che due possibilità: salvaguardare il sistema, accettando che l’intera vita delle persone e la natura siano messe al servizio dell’espansione degli interessi finanziari, oppure uscire dalla rassegnazione, prendendo coscienza collettiva della necessità di abbandonare un sistema che, per garantire enormi profitti a un’esigua minoranza di persone, condanna alla povertà e alla solitudine la stragrande maggioranza della popolazione.
Viene in mente il profeta Osea, dell’VIII secolo a.C:
Hanno creato dei re che io non ho designati; hanno scelto capi a mia insaputa.
Con il loro argento e il loro oro si sono fatti idoli ma per loro rovina. Ripudio il tuo vitello, o Samaria! Esso è opera di un artigiano, esso non è un dio: sarà ridotto in frantumi il vitello di Samaria. E poiché hanno seminato vento raccoglieranno tempesta. Il loro grano sarà senza spiga, se germoglia non darà farina, e se ne produce, la divoreranno gli stranieri. (8, 4-5.7)
Di quale Dio saremo adoratori e servitori fedeli o a quale idolo, fatto dalle mani d’uomo stiamo sacrificando la vita? La sensazione di “raccogliere tempesta” ci perseguita, sebbene forse non siamo stati seminatori del vento, ma solo piccoli operai, della seminagione del vento.
don Luigi