com’è lo sguardo di Maria? È lo sguardo di una donna, di una donna amata e di una madre. L’interiorità di questo sguardo ci fa intuire la forza e la tenerezza con cui Maria compie il suo cammino di fede e di affidamento nelle mani di Dio. I suoi molteplici sguardi, verso i genitori, le amiche, Giuseppe, Gesù, Giovanni, la croce e gli altri apostoli e discepoli di Gesù, ci raccontano la sua vita illuminata e sostenuta dallo sguardo di Dio che ha preceduto la sua missione in mezzo alla gente. Lo sguardo è un potente mezzo di comunicazione, ma, oggi, molti preferiscono i social, facebook, istagram, whatsapp. C’è gente che passa buona parte della giornata con gli occhi fissi sullo smartphone, completamente assente dai presenti e dal lavoro che dovrebbe svolgere. Sempre connessi e sempre più soli! Forse recuperare la capacità dello sguardo ci renderebbe più forti nel recuperare una umanità e una interiorità che non si lasciano imbrogliare da una visione virtuale della realtà, ma preferiscono il contatto, la conoscenza e lo sguardo.
Non per nulla gli innamorati, esaurito il repertorio delle parole, si guardano negli occhi in silenzio e questo è forse il linguaggio più intenso.
Anche la comunità cristiana potrebbe riscoprire uno sguardo nuovo per annunciare la gioia dell’incontro con il Signore.
1. Mi pare che lo sguardo penetrante del cristiano debba fermarsi sulla coscienza di ogni persona che incontriamo, per riscoprire con delicatezza l’opera che Dio compie nel mistero di libertà di ogni persona. Il nostro sguardo è un invito a riscoprire la coscienza e a risvegliarla. Non dobbiamo mai delegare ad altri, per pigrizia o condizionamento, la nostra capacità di avvertire, comprendere, valutare i fatti che si verificano e compiere una valutazione morale del nostro agire. La coscienza, come scrive il catechismo della Chiesa cattolica, “è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria”.
2. Lo sguardo della comunità cristiana non abbandona la pastorale del rapporto personale e dello sguardo, non addomestica le proposte con un avviso o con un whatsapp, ma interpella le coscienze personalmente. Non possiamo minimizzare l’umanità di Gesù, fatta di parole, gesti, contatto, azioni, racconti, silenzi, baci; con una comunicazione rinchiusa nella gabbia di uno smartphone!
3. Infine, oggi più che mai, dobbiamo alzare lo sguardo dai nostri smartphone, per osservare con attenzione il cielo, la terra, le piante, i prati e i fiumi. Oggi il nostro sguardo deve essere rivolto alla natura per via di un drammatico cambiamento climatico. Noi, custodi della terra, che cosa abbiamo fatto per aver ipotecato all’incertezza il futuro delle nuove generazioni? Scriveva papa Francesco nell’enciclica “Laudato si” “La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare” E ancora “Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti”.
Con lo sguardo si è più indifesi e sinceri, si dicono emozioni interiori e verità che le parole vorrebbero celare e persino contraddire. Chi è abituato a incontrare persone e ad ascoltarle s’accorge che alcune non riescono a guardarti a lungo negli occhi, oppure si vede che talora il loro sguardo è attraversato da un lampo che dice molto di più delle loro frasi, o ancora che i loro occhi si fanno sospettosi. È per questo che si è soliti dire che il boia non guarda negli occhi le sue vittime, perché si può dimenticare un volto ma non uno sguardo terrorizzato o carico di odio. Ritroviamo, allora, questa capacità di parlare con gli occhi e di riconoscere il linguaggio degli sguardi, in un dialogo autentico e profondo.
don Luigi