Dopo il tempo pasquale, concluso domenica scorsa con la Pentecoste, la Liturgia è ritornata al “tempo ordinario”. Ciò non vuol dire però che l’impegno dei cristiani debba diminuire, anzi, entrati nella vita divina mediante i Sacramenti, siamo chiamati quotidianamente ad essere aperti all’azione della Grazia, per progredire nell’amore verso Dio e il prossimo.
L’odierna domenica della Santissima Trinità, in un certo senso, ricapitola la rivelazione di Dio avvenuta nei misteri pasquali: morte e risurrezione di Cristo, sua ascensione alla destra del Padre ed effusione dello Spirito Santo.
La mente e il linguaggio umani sono inadeguati a spiegare la relazione esistente tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e tuttavia la Trinità divina, prende dimora in noi fin dal giorno del Battesimo: “Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
Il nome di Dio, nel quale siamo stati battezzati, noi lo ricordiamo ogni volta che tracciamo su noi stessi il segno della croce.
Nel segno della croce e nel nome del Dio vivente è, perciò, contenuto l’annuncio che genera la fede, la vita cristiana e ispira la preghiera.
Come nel vangelo Gesù promette agli Apostoli che “quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità” (Gv 16,13), così avviene nella liturgia domenicale, quando i sacerdoti dispensano, di settimana in settimana, il pane della Parola e dell’Eucaristia.
Anche il santo Curato d’Ars lo ricordava ai suoi fedeli: «Chi ha accolto la vostra anima al primo entrare nella vita? Il sacerdote. Chi la nutre per darle la forza di compiere il suo pellegrinaggio? Il sacerdote. Chi la preparerà a comparire innanzi a Dio, lavandola per l’ultima volta nel sangue di Gesù Cristo? … sempre il sacerdote».
(Dall’omelia di Benedetto XVI)
PREGHIAMO CON SANTA ELISABETTA
Volle prendere come nome di religiosa quello di Elisabetta della Trinità. Visse solo 26 anni, dal 1880 al 1906, ma la sua esperienza mistica fu folgorante. Rivolgiamo la nostra preghiera alla SS. Trinità attraverso questa “elevazione alla Santissima Trinità” di suor Elisabetta, che porta la data del 21 novembre 1904. È un esempio luminoso di preghiera contemplativa nella quale nulla si chiede se non l’intimità col mistero divino, la sua rivelazione, la sua comunione. Troppo spesso si è ridotta la Trinità a un campo di speculazioni teologiche, di freddi teoremi dogmatici. La liturgia e la mistica ci invitano, invece, a ritrovare la luce e la gioia della contemplazione.
O mio Dio, Trinità che adoro, fa’che in ogni istante
mi immerga sempre più nelle profondità del tuo mistero.
Dà pace alla mia anima, fanne il tuo cielo, il luogo del tuo riposo.
Verbo eterno, Parola del mio Dio, Cristo Signore,
voglio passare la mia vita ad ascoltarti
e nelle notti dello spirito e nel vuoto voglio fissarti sempre
e starmene sotto la tua grande luce.
O mio astro diletto, affascinami
così che io non mi possa sottrarre mai più al tuo irraggiamento.
Fuoco ardente, Spirito di amore, vieni in me
e fa’ della mia anima un’incarnazione del Verbo.
E tu, o Padre, chinati sulla tua povera, piccola creatura,
coprila con la tua ombra!
O miei “Tre”, mio Tutto, mia Beatitudine, Solitudine infinita,
Immensità in cui mi perdo,
io mi abbandono a Te.
Seppellisciti in me perché io mi seppellisca in Te,
nell’attesa di poter contemplare nella tua luce l’abisso della tua grandezza